Molti di quelli che leggeranno questo post, sanno già che io sono di Genova. Sono nata e cresciuta in questa città divisa tra i monti e il mare.
Ricordo bene il 20 luglio 2001. Erano le mie ultime settimane da quattordicenne, a Settembre avrei compiuto 15 anni. Il 20 luglio di dieci anni fa era una giornata calda d’estate, c’era il sole a Genova e c’era il G8. Sebbene già all’epoca mi definissi “politicizzante” (come mi avrebbe poi chiamato la mia amica Gioia anni dopo), c’erano cose ben più importanti per me all’epoca: Dawson’s Creek, il mondo appena scoperto dei manga, quanto era figo Brad Pitt. Ritratto di una normale quattordicenne.
La mia vita a Genova era, ed è ancora adesso, lontana da quella che veniva chiamata “Zona Rossa“. Non troppo distante però dalla scuola Diaz, ma questo è un altro discorso.
Il 20 luglio 2001 la mamma della mia amica Emily, una delle mie più care e vecchie amiche, mi propose una gita al mare. “Più stiamo lontani da Genova, meglio è“. Era una bella giornata calda, ma al mare non c’era il sole, c’erano le nuvole e la spiaggia era quasi deserta. Era una di quelle giornate da “cavalloni“, il mare era in tempesta e c’erano onde alte che erano perfette per me e la Emily, per buttarci in mezzo e cavalcarle e sentirsi portare giù e poi su e semplicemente seguire il flusso della corrente. Fu una giornata divertente. Ricordo i sandali pieni di sabbia, la salsedine sulla pelle, l’odore del mare. Ricordo persino che avevo comprato Cioè all’edicola ed io e la Emily, dopo aver mangiato la pizza, che sua madre aveva comprato, ci sdraiammo sulla sabbia a farci i test.
Fu una giornata davvero divertente.
Verso le cinque del pomeriggio fu l’ora di ritornare a casa. Era un tempo diverso, non c’erano smartphone in giro e le notizie non circolavano velocemente come adesso. La madre della mia amica Emily accese la radio in macchina e arrivò la notizia di un morto, di un manifestante. Il commento, pieno di sfiducia e di triste rassegnazione, della madre della Emily fu:”Di già?“. Ben pochi a Genova pensavano che le cose restassero tranquille. No, non a Genova. Genova ha i suoi vicoli, ha il centro storico forse più grande d’Europa, pessimo per le volanti della polizia, ottimo per disperdersi.
Sono passati dieci anni. Mi sono fatta più attenta a cosa mi sta intorno. E ho delle opinioni su quel giorno, opinioni che vanno al di là di una bella giornata al mare con la mia migliore amica.
Carlo Giuliani non è un eroe.
Non credete che questa mia affermazione significhi che io stia dalla parte della polizia, perché non è così. Ero e sono una persona di “sinistra”, eppure ogni volta che sento parlare di G8 e di Carlo Giuliani scuoto la testa rassegnata. Nessuna delle due parti riuscirà mai a dire la cosa giusta. Carlo Giuliani non è un eroe. Carlo Giuliani era in una zona dove si stava combattendo, lontano dai manifestanti pacifici, stava attaccando, insieme ad altri, una macchina della polizia con agenti armati e inesperti (Placanica, ricordiamo, aveva 21 anni, due anni in meno di Giuliani), indossava un passamontagna e aveva un estintore in mano. Cosa fa di lui un eroe?
Carlo Giuliani è una vittima casuale di un’organizzazione pessima, di una città non adatta ad ospitare una manifestazione di quel genere.
Carlo Giuliani non era un ragazzo delle “tute bianche” capitato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Carlo Giuliani era in piazza Alimonda per gli scontri, era preparato per gli scontri. Se la stessa scena si fosse svolta davanti ad uno stadio, l’opinione comune sarebbe stata:”Tutti così questi ultras violenti“.
Non credo neanche che Giuliani fosse stato mosso a questo comportamento aggressivo e violento perché aveva degli ideali da difendere. La Zona Rossa era lontana da Piazza Alimonda. Le auto date alle fiamme in Via Montevideo (dietro a Piazza Alimonda) non sono Mercedes, BMW e Ferrari: sono fiat panda, sono toyota corolla, sono ford fiesta. Non c’è un valore simbolico dietro agli attacchi dei black bloc, non si vuole punire i ricchi e i potenti. C’è la voglia di distruggere.
Per Genova il G8 è una ferita aperta Una vergogna che per questa città non sarà mai più dimenticata. Si parla spesso di Genova e del G8, ma non c’è molto da dire. Ci sono stati comportamenti che definire indecorosi e vergognosi non si avvicina a rendere l’idea. C’è stata un’organizzazione dell’evento che ha fatto schifo, che ha fatto acqua, che solo l’espressione “Forte coi deboli, deboli coi forti” descrive abbastanza bene. Ma per quanto riguarda Carlo Giuliani, non si può pensare di elevarlo allo stato di eroe o di martire. Eroi sono altri. Martiri sono altri.
(Seguirà un altro post su Genova 2001)