Non c’è un vero titolo a questo post, perché non c’è una parola che possa descrivere a pieno l’orrore della sera del 21 Luglio 2001. Ciò che avenne quella sera nella Scuola Diaz, ormai tristemente famosa, è qualcosa che, in paese civile, non sarebbe mai dovuta avvenire. Ho sentito spesso l’espressione “macelleria” in riferimento a quei fatti e sinceramente credo che sia, purtroppo, una buona descrizione.
La sera del 21 luglio 2001 gli abitanti di Genova andarono a dormire finalmente tranquilli. Incazzati sì, per ciò che era successo a Genova, ma tranquilli, perché ormai era finita. Basta poliziotti, basta black bloc, basta zone rosse, nessun altro morto da piangere: per Genova si concludevano tre giorni d’inferno. Era finita. Nessuno poteva immaginare cosa stava succedendo in quel momento alla scuola Diaz.
Ho sempre rispettato la divisa, perché ci sono persone che hanno onorato l’impegno che una divisa comporta. E’ giusto ricordarsi che ci sono persone che, indossando le stesse divise di quegli uomini della Diaz, stanno combattendo le mafie, che rischiano la vita per proteggere i cittadini, che combattono per garantirci una vita in cui la legge è rispettata e tutto per uno stipendio irrisorio.
Ma è difficile sentire le registrazioni di quel 21 luglio 2001 e pensare:”Queste persone sono le persone che mi proteggono”. Anzi, non è solo difficile, è spaventoso, fa venire la pelle d’oca.
Quando mi chiedo come sia stato possibile che poliziotti, cioè esseri umani come me, si siano resi partecipi in una mattanza di quel genere e non trovo risposta. Melanie Jonasch all’epoca era una studentessa di archeologia, veniva dalla Germania, e l’hanno massacrata. Mark Covell ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Genova, non per il suo impegno civile, ma perché è stato in coma per 14 ore, in condizioni critiche, era stato preso a calci in faccia. Ma non ci sono solo le singole storie a provare l’orrore che si respirò in quelle ore alla Scuola Diaz: ci sono delle foto. Basta cercare “Scuola Diaz” su Google immagini per sentirti sopraffatti: ci sono corridoi pieni di sangue, foto di ragazzi che viene da chiedersi come facciano a stare in piedi, visto che stanno letteralmente grondando sangue.
E poi le registrazioni. Quegli erano gli anni della Moratti come ministro della pubblica istruzione. La mia scuola, come molte altre a Genova, organizzò l’autogestione a dicembre di quel maledetto 2001. Fu in quell’occasione che sentii per la prima volta le registrazioni. Le riunioni dell’autogestione si tenevano nell’aula magna, che era sempre piena, non riusciva quasi mai a contenerci tutti e c’erano persone che dovevano restare in piedi. Il giorno in cui sentimmo le registrazioni di quella sera di luglio 2001 in quell’Aula Magna, stracolma di persone, c’era un silenzio irreale e io non dimenticherò mai ciò che ho sentito.
“Uno a zero per noi”, “Mi sono sporcato gli stivali con il sangue di quei bastardi”…
In tutto questo i fermati che si trovavano nella caserma di Bolzaneto subirono un trattamento di continua violenza, fisica e psichica. Non furono garantiti i fondamentali diritti dell’uomo: i fermati non poterono chiamare qualcuno, furono costretti a stare fermi, sempre nella stessa posizione, sotto la minaccia di pestaggi, senza poter neanche usare il bagno. Le donne fermate furono costrette a sfilare nude e ci furono minacce di violenze sessuali. Immaginatevi una scena del genere se ci riuscite. Immaginatevela in un paese che si definisce democratico. Provate ad immaginare la paura, il disagio, l’essere soli…
Per quanto riguarda i fatti di Piazza Alimonda ne ho già parlato ieri, ma sebbene io non giustifichi, come molti fanno, le azioni di Carlo Giuliani, così come penso che Placanica abbia realmente agito in uno stato di pericolo e di legittima difesa, di certo non meritano il mio rispetto gli agenti delle forze dell’ordine che circondarono il corpo di Giuliani senza prestargli soccorso e che presero a calci il cadavere.
In tutto questo, come giustamente mi faceva notare il mio amico Nic, c’è una cosa fondamentale che manca. Ho parlato di manifestanti e di forze dell’ordine, ma lo Stato dov’era? Perché in dieci anni nessuno ha detto:”Quello che è successo è vergognoso e non dovrebbe succedere in un paese civile?“, perché nessuno si è preso la responsabilità di queste azioni? Perché non ci furono dimissioni e licenziamenti?
Nel 1971, a Standford, uno dei migliori college americani, alcuni professori di psicologia cominciarono un esperimento. Poco più di un gioco di ruolo, praticamente alcuni studenti, che venivano pagati 15 dollari al giorno, dovevano giocare a guardie e ladri: una parte di loro avrebbe interpretato il ruolo del carceriere, un’altra parte quello del carcerato. Questo esperimento doveva inizialmente durare 14 giorni, fu chiuso al sesto, perché i carcerieri, da normali studenti del college, erano diventati sadisti e i carcerati stavano andando verso il tracollo psicologico. Wikipedia spiega ciò che è successo meglio di me. Come può un essere umano trasformarsi in questo modo? Cos’è successo nella mente dei carcerieri di Standford e che ho ritrovato nell’atteggiamento delle forze dell’ordine in occasione del G8?
Non c’è una morale in ciò che è accaduto a Genova in quei giorni di Luglio di 10 anni. C’è solo la speranza che le persone ricordino, che vadano al di là dei fatti strillati da una parte e dall’altra, che una cosa del genere non si deve ripetere mai più.