Non so se vi ricordate quel mio post su HTC di qualche tempo fa. Se non avete voglia di rileggere il tutto vi faccio un rapido riassunto. Alcune persone che seguo su Twitter erano rimaste scontente dell’aggiornamento di HTC desire e avevano espresso il loro disappunto, chiedendo chiarimenti e spiegazioni, anche in maniera “colorita”, all‘account ufficiale twitter di HTC Italia che non solo non aveva dato una risposta alle loro domande, ma addirittura ha bannato uno degli utenti coinvolti (PTKDev) perché diceva le parolacce.
Pur non essendo un’utente HTC (io uso l’IPhone), avevo seguito con interesse la questione, perché, come sanno anche i sassi ormai, sto studiando webmarketing e la gestione delle crisi, cioè utenti scontenti che scrivono sui social network, è una delle cose che in particolare mi interessa di più. Così, presa da un impulso da studentessa diligente, ne avevo ricavato una piccola case history. Nel mio post ho scritto, in maniera dettagliata, perché certi comportamenti di HTC Italia erano sbagliati e come avrebbero potuto migliorare.
Prima di arrivare a dirvi perché sto scrivendo un continuo, vorrei darvi un po’ di dati sul mio post del 4 agosto scorso. Questo blog è relativamente nuovo, ha poco meno di tre mesi di vita, ma in assoluto la mia entry su HTC Italia ha avuto il maggior numero di “Like” su Facebook (eravamo arrivati ad una trentina), il più alto numero di Retweet, il più alto numero di commenti e il più alto numero di visite (249) e ancora adesso, secondo Google Strumenti per Webmaster, è uno dei post più letti.
Inoltre mi ha fatto guadagnare la stima eterna e due commenti entusiasti del mio insegnante, Buzzes, che, per altro, è un utente HTC.
Comunque dopo un mese di niente, ieri sera durante un discorso tra me, Wifau e PTKDev (Patrick mi ha ispirato un altro post per il blog, stavolta è contro di lui, ma comunque è un po’ la mia musa), è uscito il discorso HTC Italia. Dovete sapere che HTC subito dopo l’uscita del post mi aveva scritto che stavano pensando ad una reply e che mi avrebbero fatto sapere. Ovviamente di risposte non ne sono arrivate. Se non che ieri li ho citati in un mio tweet. E oggi mi hanno risposto così
Non avermene a male? Ma io vi devo ringraziare! Prima di tutto perché sto imparando moltissimo su quello che non devo fare e poi perché sono sicura mi darete un altro boost incredibile al blog.
Direi che possiamo partire quindi con la seconda case history di HTC Italia.
Rifaccio la stessa domanda che avevo fatto anche nel post precedente. Perché questa reply è sbagliata? E’ abbastanza evidente. Questa risposta, come quella che a suo tempo diedero a Roberto, assume che HTC Italia abbia ragione nelle sue convinzioni e che io sia tanto simpatica a provarci, ma proprio non ci arrivo. Una risposta del genere potrebbe anche far incazzare un utente, perché HTC Italia si sta comportando da incompetente ma accusa l’altro (me o Roberto e la sua “cucina”) di essere incompetente.
In una parola questo tweet si può descrivere come presuntuoso.
Senza contare ovviamente il fatto che questa è una risposta che arriva a più di un mese ormai dalla polemica (4 agosto – 6 settembre) ed è solo una constatazione di fatto, senza diritto di replica: noi abbiamo ragione, tu no. Ci terrei con tutto il cuore, e non sto scherzando, ad imparare. Ho aperto questo blog proprio per questo motivo. Il mio primo post l’ho scritto, perché mi andava, non perché mi aspettassi davvero una risposta, ma a questo punto ci terrei, una risposta lunga e articolata sul perché loro hanno da insegnare e io ho da imparare. Una risposta esauriente possibilmente.
Tengo anche a specificare una cosa. E’ vero che sono “solo” una studentessa, ma è anche vero che ho alle spalle una carriera decennale come internet user e in passato sono stata moderatrice di un forum che aveva circa 3000 utenti e non serve studiare webmarketing per capire che le risposte di HTC Italia sono risposte sbagliate. Il fatto che io studi webmarketing è un più, serve a spiegare che non si può rispondere in un certo modo ad un utente, perché ci sono delle regole di comportamento nel social-marketing (e non sono cose che mi invento io, sono cose che dice Robert Scoble ).
A questo punto, appurato che quest’ultima risposta di HTC Italia è un’altra risposta sbagliata, cosa avrebbe dovuto fare HTC Italia per evitare la seconda case history?
Semplice. Evitare di rispondere. Sì, si può evitare di rispondere in certe circostanze e questa era una di quelle. Prima di tutto perché si tratta di una cosa che non va a riguardare direttamente un prodotto HTC e per di più era una cosa ormai vecchia, chiusa, neanche io mi aspettavo più una risposta (quel “e morì aspettando” è chiaramente ironico). In ogni caso NON si può rispondere in questo modo.Punto. Non ci sono scusanti per questa arroganza (del tutto fuori luogo per altro).
Una buona risposta sarebbe stata:”OPS! :p “. Come per dire “ci siamo dimenticati, ma chiudiamola qui”.
E a questo punto HTC cosa dovrebbe fare? All’inizio del mio vecchio post avevo scritto tre piccole regole fondamentali per il web-marketing. Ve le riporto
- Rispondere bene agli utenti,
- Stimolare la conversazione per migliorare
- Chiedere scusa (nei casi limite)
HTC Italia non ha risposto bene agli utenti. HTC Italia non ha stimolato la conversazione per migliorare. A questo punto sarebbe il caso che, siccome è una cosa recidiva (anche nell’essere presuntuosi come abbiamo notato), HTC Italia dovrebbe chiedere scusa (e naturalmente sbannare PTKDev se è ancora bannato) e impegnarsi ad imparare qualcosa. O quanto meno ad insegnare, visto che hanno detto che hanno molto da insegnare. Io aspetto fiduciosa.
P.S. Comunque HTC Italia non si deve preoccupare dei miei post. Poteva andar loro peggio. Avrei potuto, se fossi un’ottima seo, piazzargli questi post tra i primi risultati di Google.