[Recensione] Girls – Una voce fuori dal coro

Quando ho visto il trailer di Girls ho pensato che era ora, che finalmente c’è uno show in televisione che potrebbe rappresentarmi. Ho 25 anni, mi piace molto scrivere, sono precaria e sono ancora molto confusa su quello che devo fare della mia vita. I ventenni di oggi sono diversi, molto diversi dalle generazioni che le hanno precedute (nel bene e nel male). “Girls” quindi si presentava, nel trailer, come qualcosa di rivoluzionario in questo senso.

  • Girls è un telefilm scritto da una ventenne per i ventenni (fateci caso, tra un teen-drama e una sit-com di quasi-trentenni, mancano telefilm dedicati a questa particolare fascia d’età)
  • C’è di più: è telefilm scritto da una ragazza con un cast di ragazze (nonostante quello che dica Lee Aronsohn, creatore di Two and Half Men, i telefilm scritti da donne per donne rappresentano appena il 15% del panorama televisivo americano)
  • Girls è prodotto da Judd Apatow che è quello di Freaks and Geeks (e di molte altre cose): Hype a mille.

Oltre a questo il trailer/promo mostrava dialoghi brillanti, una protagonista che sembrava del tutto normale (Lena Dunham, creatrice della serie) e la critica ne era semplicemente entusiasta.
Questa premessa era necessaria, perché a me Girls non mi è piaciuto. A dire la verità Girls mi ha irritato. C’è qualcosa di interessante in questo telefilm, ma c’è anche dell’altro.

Come già molti hanno detto e scritto, ci troviamo in una New York diversa da quella che abitualmente ci viene mostrata nel telefilm, non siamo nell’Upper East Side, non siamo a Manhattan, ci troviamo a GreenPoint a Brooklyn e a Nolita (North Little Italy), quartieri di New York non esattamente glamour, molto diversi da quelli di Sex and The City o di Gossip Girl. Il cambio di scenario però non basta, perché la protagonista non è poi così diversa da Blair o Serena.
Hanna (Lena Dunham) è comunque una privilegiata, una bambina un po’ viziata. Ha 24 anni e vive da due anni a New York, facendo uno stage da un editore, ma mantenendosi con i soldi dei genitori che nel pilot decidono di tagliarle i fondi, perché si sono stufati di mantenerla.
Quando i genitori la informano di questa nuova decisione, Hannah risponde che è loro sono fortunati, perché lei non si è mai drogata e che dovrebbero continuare a darle soldi fin tanto che il suo romanzo non sarà finito.
Sebbene questo telefilm rappresenti bene certe situazioni che i giovani si devono ritrovare ad affrontare in questo particolare periodo storico (lo stage non pagato, la sindrome di Peter Pan, la fatale realizzazione che scrivere probabilmente non paga l’affitto), il problema principale sono i personaggi che non ispirano simpatia né comprensione. E come se non bastasse sono hipster e si vestono da hipster: la morte.

Personaggi di Girls

Hannah (Lena Dunham) – E’ la protagonista, non si droga e si definisce la voce della sua generazione (o di una generazione). E’ diversamente single, in altre parole ha un trombamico, cosa che scatena moltissime inutili paranoie.

Marnie (Allison Williams) – E’ la coinquilina di Hannah ed è anche l’unica del gruppo che lavora. Ha un ragazzo da qualche anno, ma lei ne ha noia, perché lui è troppo dolce e lei vuole un “uomo vero”. E’ una di quelle ragazze a cui piacciono i “bad boys” e ogni volta che apre la bocca, sento un brivido di terrore corrermi lungo la schiena, perché di solito dice cavolate (apparentemente un uomo può abusare di te a letto se è il tuo ragazzo, mentre se è un trombamico no: facciamo che anche no?).

Jessa (Jemima Kirke) – E’ l’amica che ha viaggiato in tutto il mondo e che ha moltissime esperienze. Hannah la venera e la odia, Marnie la odia soltato. Ha un atteggiamento di spocchia insopportabile.

Shoshanna (Zosia Mamet) – E’ la cugina di Jessa e vive per sua cugina, ne è totalmente affascinata.

Adam (Adam Driver) – E’ il trombamico di Hannah, una volta era grasso e ora è ossessionato dal suo corpo

Charlie (Christopher Abbott) – E’ il ragazzo di Marnie, sembra quasi troppo bello per essere vero: la rispetta e la ama. Per tutta risposta Marnie lo schifa e lo tratta malissimo.

Polemiche su Girls

Polemica N. 1

La prima polemica che Girls si porta dietro è una polemica comune a molti show. Il fatto è che New York è una città estremamente multietnica, ma chissà come nei telefilm è sempre più bianca che non si può (approvata dalla candeggina Ace).
La differenza è che Girls prova a essere realistico ed è difficile credere che New York City sia una città caucasica. Wikipedia mi mostra una situazione molto differente infatti: i bianchi a New York rappresentano il 44%, ma questa cifra scende al 33,3% se vengono esclusi gli ispanici bianchi, significa quindi che i bianchi sono una minoranza a New York.
Devo ammettere che non ha aiutato la risposta di una delle scrittrici di Girls a questa polemica

What really bothered me most about Precious was that there was no representation of ME (Quello che veramente mi ha infastidito di Precious era che non c’erano rappresentazione di me)

Precious è un film ambientato nel 1987 nel ghetto di Harlem. Come si possono paragonare le due situazioni? Inoltre Precious è un film di tre anni fa. Non riusciamo a trovare esempi più recenti? Questo significa avere un problema che, ripeto, non è limitato a Girls.

Polemica N. 2

Le attrici della serie sono imparentate bene. Ma questa è una polemica inutile a mio modesto parere. Queste ragazze non sono né le prime né le ultime che hanno delle buone parentele e non è giusto a mio avviso criticarle per questo, perché come attrici non sono male (anche se sono quasi sicura che Lena Dunham interpreti sé stessa).
Inoltre mi sembra un po’ limitativo indicare Judd Appatow come quello che era al college con Adam Sandler.

Conclusioni

Tanto tempo fa c’era un telefilm chiamato “My So-Called Life”, la protagonista era una giovanissima Claire Danes. “My So-Called Life” è una pietra miliare, perché fu uno dei primi teen-drama di sempre, durò una sola stagione, ma è entrato nella leggenda. Claire Danes era Angela Chase, classica adolescente piena di complessi e problemi ed era reale. Quando Angela Chase dice:”Ti dicono di essere te stessa, come se essere sé stessi fosse una cosa definita come un tostapane”, tu puoi solo annuire, quello che dice è vero, lo dice in maniera bizzarra, ma è così, tutti ci siamo sentiti così almeno una volta nella nostra vita.

Quando è cominciato Girls ho sperato di ritrovare Angela Chase.

Angela Chase era una perfetta rappresentazione reale di un’adolescente che non poteva offrire niente al mondo tranne la sua confusione (questa è una citazione! 10 punti stima a chi indovina).
Hannah non è Angela Chase. Hannah arriva fino ad un certo punto, ma poi ti fa perdere. Prendete per esempio il secondo episodio: Hannah va a farsi visitare (alla clinica gratuita Planned Parenthood), perché ha paura, nonostante l’utilizzo del preservativo, di aver contratto una malattia venerea ed è in particolare terrorizzata dall’AIDS.
Ecco, questa parte è la parte normale, questa potrebbe tranquillamente essere Angela Chase.
Peccato che poi Hannah sbarelli e cominci a dire che forse una vita con l’HVI non sarebbe così male, perché quanto meno nessuno le direbbe che si deve trovare un lavoro, ma “congratulazioni, sei ancora viva”.
E poi va anche peggio.
Se un ragazzo ti passa l’AIDS puoi avercela con lui, perché questo è un motivo serio, non come “non mi rispondi mai ai messaggi”.
Alla fine la ginecologa, finalmente interviene, e le dice che sta dicendo delle stupidaggini, la informa anche che ogni 35 minuti ad una donna viene diagnosticato l’HVI e un terzo di queste donne sono sotto i trent’anni e che molte donne ancora muoiono per l’AIDS.
A questo punto una persona normale starebbe zitta (a dire la verità una persona normale non sarebbe mai arrivata a questo punto), ma non Hannah che risponde alla ginecologa, chiedendogli:”Mi sta dicendo che se Adam mi passa l’AIDS morirò sicuramente per quello?”.
Ecco.
Poi dicono che le donne sono idiote. Se è questa l’immagine che passa non è che ci facciamo una grande figura. Ed è questo un altre grande aspetto di delusione, perché mi aspettavo uno show dove le donne potessero essere rappresentate in maniera normale e reale e invece ci sono rimasta fregata: dire molte volte “vagina” in un episodio non fa un telefilm femminista.

Questo è tutto, vostro onore.