La rubrica più amata da grandi e piccini è tornata! Abbiamo conosciuto un professionista SEO, poi Alice, che ora ha un blog, ci ha parlato della sua vita da Social-Coso. Adesso la parola spetta a Silvia, professione programmatrice.
L’intervista a Silvia è un po’ diversa dalle altre. Il fatto è che io e Silvia lavoriamo insieme tre giorni a settimana e siamo vicine di scrivania (e ogni tanto la mia roba si espande sulla sua scrivania per altro, ma shhh).
Senza nessun indugio, quindi lascio la parola direttamente a Silvia
Silvia, ti occupi di programmazione di siti web. Puoi dirci come hai iniziato? Hai frequentato un’università particolare o hai fatto dei corsi?
Ciao Elisa e a tutti i lettori di Acrossnowhere.
La curiosità per l’informatica è sbocciata durante gli anni della pre-adolescenza, dove al momento di scegliere il mio percorso di studi, dopo le scuole medie, mi ha portato a iscrivermi al liceo scientifico sperimentale informatico, dove ahimè devo dire le esercitazioni di laboratorio non erano frequenti e i linguaggi studiati erano obsoleti già all’epoca.
Dopo varie peripezie scolastiche però sono approdata all’università ed è lì che è nato l’amore per il web.
Ho studiato Scienze della Comunicazione all’Università di Genova nel Campus Universitario di Savona, dove tra le varie materie, c’erano 5 corsi di informatica. Dalla storia dell’informatica e le basi come saper usare software open source come OpenOffice o premium come Office, ai linguaggi di programmazione per il web: Html, Css, Php, Javascript e Java. Questi erano poi corredati da esami che insegnavano ai nostri “esperimenti del web” a interagire con i database (in particolare MySql) e i web server. Oltre a questi c’era anche un esame che insegnava le buone prassi del web, dell’e-government e della sicurezza informatica.
Poi ho frequentato corsi di programmazione che mi hanno fatto approdare alle esperienze di stage, che mi hanno aperto le strade della via lavorativa, dove ho imparato il metodo, a sporcarmi le mani con il codice e che mi ha formata professionalmente.
Vi ho già annoiato troppo, quindi per le mie esperienze e curiosità vi rimando al mio profilo LinkedIn.
Sei sempre stata una “smanettona” oppure è qualcosa che hai scoperto recentemente?
Un po’ e un po’. Come detto l’interesse per l’informatica è qualcosa che è nato in età pre-adolescenziale, la curiosità per i computer però si è fatta evidente quando durante un laboratorio di informatica alle elementari, un po’ per gioco e un po’ perché sono sempre stata una “bimba vivace”, ho iniziato a toccare i vari tasti sul MACINTOSH 128k e ho cambiato le impostazioni dello sfondo, prendendomi anche un rimprovero dalla maestra che non capiva cosa avessi combinato.
Forse perché in casa non ho mai avuto un computer fino all’età di 16 anni…
Lo ricordo ancora il mio primo computer. Usato, preso ad un prezzo scontatissimo da un amico di mio padre, con un Hard Disk da 20Giga, i floppy da 1,5 pollici per salvare i dati e il sistema operativo più buggato (e peggio di Vista..): il caro e vecchio Windows Millennium!
Ragazzi lì si che mi sono fatta le ossa nell’hardware e nel software!
Secondo te quali sono le attitudini e le qualità che un buon programmatore deve avere?
Dipende anche dal tipo di programmatore. Io non ho la “forma mentis” del programmatore che si è formato studiando informatica e che programma software desktop, perché la mia formazione è differente, infatti preferisco definirmi “web developer con tanta curiosità e un pizzico di creatività”.
Le qualità che un buon programmatore in generale deve avere sono: ordine e metodo. Non nel senso che in casa deve essere ordinato e mettere tutto al suo posto… perché io sono disordinatissima! Ma ordine e metodo nel lavoro sono fondamentali.
Il codice deve essere scritto chiaro, pulito e possibilmente ricco di commenti che definiscono cosa stia facendo una o l’altra funzione. Soprattutto: INDENTARE il codice!
Il codice è come la grammatica: ci sono regole, utilizzo della punteggiatura e quando, si mette il punto e a capo, si deve andare a capo. So che la maggior parte di voi magari non sa di cosa sto parlando, ma per farvi capire meglio vi faccio un esempio.
Se io scrivessi:
“Oggi sono andato al mercato, ho incontrato Luigi e abbiamo preso un caffè.”
La leggete, è chiara e comprensibile.
Bene, ora se scrivessi:
“Oggisonoandatoalmercato,hoincontratoLuigieabbiamopresouncaffè.”
Cosa avete capito? Niente o ben poco.
Questa è una metafora, ma è per far capire che l’ordine e il metodo sono fondamentali.
Quindi si, lo urlo: INDENTATE, INDENTATE, INDENTATE! Proprio come scrive il mio compagno e programmatore Simone nel suo post “Indentare, fortissimamente indentare!”, dove lo spiega molto meglio di me.
Cos’è che ti piace del tuo lavoro e cosa invece non riesci a sopportare? E’ vero che il linguaggio di programmazione più usato sono le parolacce? 😉
Belle domande
Il mio lavoro è la mia passione, è il mio primo amore e come tale non si scorda mai.
Il mio lavoro è creare qualcosa che è prima non esisteva, è creatività (passatemi il termine), è vedere realizzato qualcosa di tuo, un po’ come l’artigiano che plasma il vaso dalla creta.
Quando i CMS erano allo stato embrionale e meno diffusi, se volevi un sito lo dovevi scrivere riga per riga, come una composizione musicale, una poesia. Dovevi costruire le funzioni e picchiarti con il codice che restituiva gli errori (quest’ultima anche adesso) e a sito finito era una soddisfazione grande. Non che oggi non lo sia, ma oggi ci sono strumenti che aiutano moltissimo a sveltire il lavoro risparmiando a noi programmatori di scrivere codice. E si sa che i programmatori sono pigri per definizione! 😉Quello che non sopporto nel lavoro è non riuscire a fare qualcosa, quindi mi spingo sempre a trovare soluzioni, alternative e a volte momentanee che però consentono di procedere.
E poi… l’arroganza. L’arroganza di quando chiedi aiuto su un forum e ti rispondono con saccenza e ti trattano come un alieno. Che nervi! Un forum è per definizione un’area di discussione, quindi se si chiede un’informazione tecnica secondo me è giusto e lecito che si ottenga una risposta esaustiva data con gentilezza, perché tutti hanno il diritto e il dovere di imparare. Questo è stato anche il motivo per cui ho aperto il mio blog, Pillole di web, per cercare di dare consigli e risorse utili, anche se poi col tempo si è trasformato.Ma veniamo alla domanda più bella: è vero che il linguaggio di programmazione più usato sono le parolacce?
Si, tantissime e innominabili! 😀
Nella programmazione infatti ci sono tre fasi: OOP, TOP, BOP. Vediamo che significano.
- OOP: è la Object Oriented Programming. Questa è fase più conosciuta, quando tutto funziona e tutto va bene e il codice ti dà anche i bacini.
- TOP: è la Tapullo Oriented Programming. Questa è la fase più diffusa, quando alcune cose funzionano e altre no. Quindi si ricorre al “tapullo” ovvero al “rimedio momentaneo che mette tutto a posto e finchè non si rompe il meccanismo e il cliente non si lamenta, noi lo lasciamo lì.”
- Infine la star, la BOP. BOP: è la Bestemmia Oriented Programming. Questa è la fase in cui niente o parte fondamentale del codice non funziona come dovrebbe. In questa fase il programmatore riscopre la religione o più religioni, ma da un altro punto di vista. Nomina il suo idolo di riferimento invano, ripetutamente e accostandolo a varie figure retoriche e non. Ma alla fine qualcosa succede. Le “preghiere” hanno effetto e il codice, non si sa come, FUNZIONA!
Quali sono gli strumenti indispensabili per un programmatore?
Un computer!
Scherzi a parte, sono fondamentali per un programmatore web:
Un buon IDE (Integrated Development Environment) o più semplicemente un editor che consenta la creazione e la modifica dei file, che abbia preferibilmente il suggerimento del codice, consenta l’indentazione automatica del codice, abbia le funzionalità di ricerca all’interno del codice e lo strumento per il debug e la compilazione.
Un Ftp Client Server come Filezilla che consenta di caricare i file del sito che abbiamo realizzato nello spazio web del nostro hosting.
Personalmente sono cresciuta a pane e editor di testo molto basici, come Scite o Notepad++, quindi mi sono fatta le ossa senza usare troppe funzionalità, ma per chi è agli inizi e soprattutto in base al linguaggio di programmazione utilizzato è davvero utile avere un buon IDE, perché facilita e sveltisce notevolmente il lavoro.Per chi è neofita del web e sta imparando ancora le basi, consiglio di utilizzare un IDE che abbia la possibilità di dividere l’area di lavoro in 2: da una parte il codice, dall’altra il visuale. Questo per capire in tempo reale cosa succede nella parte visuale quando inserisco il codice, sia cosa succede nel codice quando inserisco elementi dalla parte visuale. Ottimo strumento per i neofiti, anche se a pagamento, è Dreamweaver.
Ottime guide di riferimento sono Html.it e i siti ufficiali dei linguaggi di programmazione, nel mio caso utilizzo Php.net, e le varie risorse sul web: forum e blog specializzati.
Io sono anche una figura che sta a metà tra il programmatore e il designer, perché scrivo codice, ma creo anche il layout del sito, elaboro immagini ecc, quindi per chi deve avere il supporto software grafici consiglio sia il pluriosannato ed effettivamente valido Photoshop sia il fratello free The Gimp.
Per sveltire il lavoro e per dare un prodotto competitivo anche in termini di costi, consiglio l’utilizzo di CMS, ma: cercate sempre di studiare le basi e di creare direttamente dal codice.
Non si impara a programmare installando 4 plugin da interfaccia.
Bisogna entrare nel codice, maneggiarlo, crearlo e capirlo. Soprattutto fate esperienza e smanettate per imparare davvero qualcosa di utile. Il mio consiglio è quello di farsi esperienza e studiare prima di lanciarsi sul mercato, perché poi una volta che hai a che fare con un Cliente e non sai soddisfare richieste aggiuntive sono drammi e dolori.
Non sei solo una programmatrice, ma anche una blogger, una collaboratrice del blog 4Writing, sei molto attiva sui social e posso garantire in prima persona che anche sul SEO sei piuttosto preparata, quindi la mia domanda è… quanto contano queste caratteristiche per un programmatore? Secondo te sarà ancora possibile pensare al mondo del web a “compartimenti stagni” o sarà sempre più ibrido?
Come dicevo prima sono un figura a metà tra il programmatore e il designer, ma come dici tu scrivo sul mio blog e su 4Writing, mi occupo di SEO e chiacchiero sui social. Credo che questo faccia parte della mia natura, sono sempre stata curiosa, mi piace sperimentare e guardare al “nuovo” con stupore e timore al tempo stesso.
Per quello che ho visto durante la mia esperienza personale, fissarsi in compartimenti stagni non aiuta, per tante ragioni: la prima è che viviamo in un’epoca di precarietà, dove oggi sei qui e domani non si sa, quindi essere aperti a nuove prospettive professionali non può che aiutare; la seconda è che l’informatica e il web evolvono a velocità esponenziale, quello che esce oggi domani è già obsoleto perché ogni giorno compaiono nuovi strumenti, funzionalità e regole.
Vero è che se vuoi stare tutta la vita a programmare in linguaggi obsoleti lo puoi fare, soprattutto se si è alle dipendenze di ditte non innovative che si basano sulla vecchia clientela e finchè quella non morirà, continueranno a esistere.
Se poi vogliamo vederla anche dal lato sociologico e scientifico, l’uomo è per natura destinato a mescolarsi, a interagire con culture differenti, a modificare il suo DNA incrociandolo ed è curioso, è spinto a cercare qualcosa di nuovo, a scoprire. Quest’indole è propria dell’essere umano, quindi mi viene naturale pensare che nel futuro sia più facile trovare dei “factotum del web”. 😉
Una delle cose di cui si discute spesso è la mancanza di donne nel mondo della programmazione. E’ una cosa che hai riscontrato nella tua esperienza? Hai qualche idea su come avvicinare più donne a questo tipo di professione? Hai mai subito del sessismo, più o meno esplicito, per essere un programmatore donna?
La mancanza di donne nel mondo della programmazione è un fattore che ho riscontrato nella mia esperienza, sia nel lavoro sia frequentando corsi. Non saprei dirti da cosa dipende e rischiamo di impantanarci in un terreno fangoso e pieno di rovi. Forse si pensa che sia noiosa, troppo difficile, poco creativa e roba da uomini. Ma per come la vedo io non è così.
Se vogliamo fare una sponsorizzazione della programmazione in rosa…
Intanto, visto il nostro animo social, proporrei un hashtag #PinkDevelopment e poi farei un brevissimo elenco di cose in cui le donne sono brave e che vanno a braccetto con la programmazione.
- Ordine, metodo e memoria: noi donne tendenzialmente siamo più ordinate, sappiamo organizzare bene le risorse, distribuirle, catalogarle, ricordare dove sono e reperirle. Quando si programma bisogna definire una struttura dei file prima ancora di elaborarne i contenuti, scrivere codice ordinato e logicamente strutturato. Infatti ciò deve consentire di capire il significato del file sorgente ad altri programmatori, o a noi stessi in caso di futura rielaborazione, e modificare il codice da noi creato con facilità.
- Creatività e Problem Solving: noi donne siamo più solite a trovare soluzioni creative per risolvere i problemi e questa è una dote molto importante nella programmazione.
- Impegno e determinazione: ne abbiamo da vendere. Impegnandoci, studiando e focalizzando l’obiettivo raggiungiamo quello che vogliamo ottenere. Portare a termine un sito o un progetto particolarmente impegnativo è un’ottima capacità, apprezzata in quest’ambito.
Nel mondo delle App ci sono moltissime applicazioni pensate e realizzate dalle donne, ma spesso non figurano col loro nome o il merito va al team di sviluppo. Un esempio di App realizzata da un team tutto al femminile? Donne da raccontare, realizzata da 3 studentesse di un istituto di Bitonto, che “analizza la figura femminile nel contesto attuale attraverso testimonianze di esperienze vissute”.
E veniamo alla questione spinosa.
Dico subito che con i miei colleghi non ho mai avuto problemi, ho sempre trovato persone disponibili che non hanno mai fatto differenze sul fatto che io fossi una web developer donna, e ho sempre ricevuto attestazioni di stima per la mia professionalità.
Premetto che ho un carattere difficile, quindi posso non andare a genio alle persone, ma a 30 anni ho anche smesso di farmi prendere per il naso, per quanto possibile.
Non so se il fatto di essere un programmatore donna o se è per il fatto di aver trovato degli incompetenti a cui ho fatto velatamente notare di esserlo realmente, ma è capitato che dei responsabili del team mi abbiano allontanata da progetti con la scusa di non “essere abbastanza motivata” presupponendolo dal fatto che, secondo loro, io “non avessi una scintilla negli occhi” quando lavoravo.
Molto spesso nei colloqui mi hanno chiesto “sei sposata, fidanzata o hai figli?” e tutte le volte ho pensato “e a te che BIP te ne frega?” Avrebbe senso se ti chiedessi ai fini di un colloquio tecnico, che cosa hai mangiato a colazione?”, ma come tanti ho sorriso e risposto educatamente. Queste domande che continuano a fare sono delle vere invasioni della sfera personale e sono oltremodo sessiste.
Conosco sia nell’ambito reale che in quello virtuale, delle DONNE con tutte le lettere maiuscole, che sono madri, compagne e professioniste con gli attributi bicubici elevati all’ennesima potenza, che riescono a gestire lavoro, casa e famiglia senza battere ciglio. Certo saranno stanche a fine giornata, esauste, perché sono esseri umani, ma non sbagliano una virgola.
Volete un esempio? Non necessariamente programmatrici, ma donne che fanno il loro lavoro con impegno e risultati. I frequentatori abituali del web&social come noi, conosceranno le donne social come Cinzia Di Martino, Francesca Borghi di Your Smart Agency, Francesca Oliva Copywriter e fondatrice di Palestra Writer, Martina Caluri Copywriter e tantissime altre che potete trovare nella community delle #socialgnock. Bene loro sono DONNE che fanno il loro lavoro con professionalità e dedizione. Alcune sono madri e altre no, alcune sono sposate o accompagnate e altre no, ma questo non influisce sul lavoro e sulla produttività.
Quindi a chi nei colloqui chiede se “sei sposata, fidanzata o altro” la prossima volta rispondete: sono una persona che lavora e in quello che fa ci mette tutta se stessa.
Se non vi prendono, siete voi che avete fatto un affare e loro che hanno perso una persona di valore.
Ok ora basta sennò parto nuda sul cavallo come Lady Godiva! 😀
Domanda Jolly. La domanda Jolly è sempre la stessa. Cosa rappresenta il web per te?
Il web è tante cose: è il mio lavoro, la mia enciclopedia, il mio giornale quotidiano, la mia tv, la mia piccola casetta virtuale dove ospitare amici vecchi e nuovi.
Molte volte penso che dietro a un pc connesso alla rete ci sono migliaia di storie e di mondi che si intrecciano. Penso a quanto si siano abbattute le barriere spazio-temporali: è possibile parlare e lavorare con persone che sono dall’altro capo del mondo e sentirle comunque vicine. La facilità nel reperire informazioni e la possibilità di sbrigare noiosissime pratiche burocratiche evitando code lunghissime sono enormi vantaggi che il web ci ha portato.
Non dico che bisogna stare chiusi in casa davanti al pc e vivere esclusivamente una vita virtuale, anzi io sono per vivere il reale più che mai, ma penso che il notevole vantaggio che ci ha portato il web e come ha rivoluzionato la nostra vita sia un beneficio a cui è difficile rinunciare.