Qualche tempo fa è uscita la notizia che negli Stati Uniti il matrimonio è considerato un diritto universale per gli esseri umani e che quindi il diritto a sposarsi è stato allargato anche alle coppie LGBT. In sintesi: gli Stati Uniti legalizzano il matrimonio gay e allargano i diritti delle coppie eterosessuali anche alle coppie dello stesso sesso.
Il mio facebook si è animato subito. Ho letto molti commenti entusiasti. La mia newsfeed era tutta un arcobaleno. Questo mi ha reso felice.
Non ho mai esattamente nascosto la mia opinione in proposito. Sono sempre stata a favore dei matrimoni gay. (Sì, sono a favore anche delle adozioni). Ho partecipato a questo momento storico, condividendo uno status su Facebook e utilizzando l’hashtag che Barack Obama ha utilizzato su Twitter: #LoveWins.
Poi ho deciso di fare qualcosa in più e ho cambiato la mia immagine del profilo che è diventata arcolabeno, grazie alla nuova fanzione Facebook “Celebrate pride“.
Condividere uno status è un conto. La mia privacy è settata in modo tale che solo i miei amici vedano ciò che condivido, ma l’immagine del profilo possono vederla tutti e mi sono chiesta se fosse una buona idea. Quant’è giusto esporsi sui social media? In che modo? E’ giusto censurare i propri ideali perché non tutti potrebbero essere d’accordo?
Chi guarda il tuo profilo?
Lavorando con i social ogni giorno so bene l’importanza di avere dei profili puliti. Ci sono stati diversi casi di comportamenti sui social che hanno portato a conseguenze reali. Essere licenziati per qualcosa che viene scritto o condiviso sui social media non è una neanche una novità, nel corso degli anni ci sono stati diversi casi. Come deve quindi comportarsi una libera professionista che lavora sui social? Me lo sono chiesta spesso. Posso parlare di politica? In che modo? Posso esprimere la mia opinione su temi etici senza che questo vada in qualche modo ad incidere sui rapporti lavorativo che intrattengo anche sui social?
In sostanza… chi sta guardando il mio profilo? Chi guarda la mia foto arcobaleno? E cosa rappresenta quella foto oggi in Italia?
Un’adolescenza sul web
Prima di diventare una professionista del web marketing, ero semplicemente una nerd che aveva la passione di internet. Io ho letteralmente passato la mia adolescenza in rete. Ho iniziato a navigare, a frequentare forum, chat e blog che avevo 13 anni. Era un mondo diverso, più anonimo, ma ho effettivamente passato la mia adolescenza in rete e non ho mai soppesato le mie parole. Non c’è niente di trascendentale in quello che scrivevo da adolescente, ma avevo delle idee piuttosto nette, com’è normale che sia a quell’età. La maggior parte delle piattaforme che usavo all’epoca ormai non esistono più. E’ una fortuna in parte, ma mi chiedo… cosa rischierei se le cose che ho scritto a sedici anni su un forum fossero ancora online?
I miei ideali al tempo dei Social Media
Cosa succede se metto un avatar arcobaleno? Cosa succede se esprimo nettamente la mia posizione in questo caso? Non tutti potrebbero essere d’accordo con i matrimoni gay. E se un futuro datore di lavoro vedesse la mia immagine arcobaleno e mi giudicasse per questo? E se scegliesse qualcun altro al mio posto per il mio avatar arcobaleno? Non potevo fare a meno di pensarci e mi sono vergognata, ad essere sincera. Negli anni, rispetto agli anni caldi adolescenziali, ho iniziato ad essere meno intransigente verso gli altri, a provare a capire, ho capito che ci sono diversi punti di vista sulla vita: è un processo normale di crescita. Questo però, ho concluso alla fine, non significa che io debba rinunciare a qualcosa in cui credo, qualcosa che è importante per me, per eventuali datori di lavoro che guardano la mia immagine profilo.
Ho cambiato la mia immagine del profilo e l’ho colorata con i colori dell’arcobaleno, perché volevo dare una prova visiva chiara per tutti in quello in cui credo, volevo ribadirlo soprattutto a me stessa.
Ho tenuto l’avatar arcobaleno fino al pride di Genova (a cui ho partecipato di sfuggita per un attimo) prima di rimettermi il mio solito avatar meno colorato.