Una delle prime cose che faccio la mattina, quando mi alzo, è controllare i Social Media. E’ quello che ho fatto anche venerdì solo con una piccola differenza: Facebook mi ha dato 7 giorni di tempo per confermare la mia identità.
Il che mi ha stupito, visto che comunque su Facebook uso nome e cognome adesso (c’è stato un tempo in cui non era così) e mi ha sorpreso il modo in cui mi si chiedeva di confermare la mia identità che ricordava un po’ The Ring (e poi dopo sette giorni muori). Inoltre recentemente Mark Zuckerberg aveva deciso di aprire agli pseudonomi e agli alias, considerando che per alcuni essere anonimi è una questione di sopravvivenza.
In ogni caso mi hanno insegnato di non rimandare a domani quello che puoi fare oggi, per cui ho deciso di inviare subito a Facebook la mia carta di identità e il mio codice fiscale. Non mi piace questa cosa che fa Facebook, di chiedere i documenti, ma cosa si può farci? Se ci devo lavorare con Facebook devo subire anche questo. Non ho scelta.
Venerdì sera, dopo l’incontro del #DieciCoseOPENCAMP (coming soon un resoconto), verso le 8 mi sono ritrovata scollegata da Facebook. Il documento che avevo inviato a conferma della mia identità non era stato ritenuto valido. A questo punto è iniziato il panico. Ho inviato subito, oltre carta di identità e codice fiscale, anche la mia tessera elettorale e poi ho dovuto aspettare. Non potevo accedere al mio account e, poco dopo, ho scoperto di essere stata “oscurata”.
Non c’ero più.
Erano spariti i miei commenti pubblici, erano spariti i commenti sui wall dei miei amici, le conversazioni su messenger sono state sostituiti da messaggi in cui si diceva che l’utente selezionato era bloccato fino a nuovo ordine.
E sì, sono andata in panico.
Le mie pagine sono tutte co-amministrate, per cui non era un grosso problema, ma sicuramente bloccare il mio account principale rappresentava un grosso ostacolo. Ho delle campagne collegate al mio account, ho delle pagine che co-modero a cui non potevo riavere accesso nel breve termine. Poi c’era la parte personale: gli amici, le foto, i ricordi. Persino Spotify era inaccessibile.
Sono rimasta fuori da Facebook per poco meno di 24 ore. Alle 17 circa di sabato pomeriggio sono stata riattivata da Facebook che si è scusato per l’inconveniente.
Le comunicazioni con Facebook sono sempre state unilaterali. Le sue email sono state inviate da indirizzi no-reply. Il servizio assistenza è totalmente inesistente. I tweet sono stati bellamente ignorati.
In compenso ho un support system fantastico. Dovrei ringraziare un sacco di persone, ma in particolare Barbara, Beatrice e Silvia. La prima si è occupata della mia pagina Facebook e mi ha permesso di comunicare su Facebook di quello che succedeva (N.B. Ho 4 like in più e la mia reach è triplicata grazie a questa cosa). Beatrice, che oltre ad essere una cara amica è anche una collega con cui attualmente lavoro su diversi progetti, mi ha aiutato a sistemare la situazione e ha chiesto “aiuto” da parte mia. E ultima ma importantissima è stata Silvia, ex compagna di scrivania e amica con cui spesso condivido sushi, che ha “sguinzagliato” le #SocialGnock.
Questa è la storia di quella volta che sono stata oscurata da Facebook.
Ci sono tante altre cose che vorrei scrivere sulla questione, ma ho deciso di tagliare altri discorsi. Volevo arrivare solo al punto: ho perso dieci anni di vita.