Negli ultimi due giorni ho visto il meglio dell’umanità.
Ho visto decine di persone in coda per dare il sangue. Ho visto decine di persone chiedere come poter aiutare. Ho visto una di quelle che vengono definite “gare di solidarietà”. Ho visto gli aiutanti di cui parlava Mr. Rogers. Non è la prima volta che capita. E’ stato lo stesso per l’Emilia Romagna nel 2012. L’ho visto da vicino nel 2011 quando un’alluvione ha colpito Genova.
Negli ultimi due giorni ho visto il peggio dell’umanità.
Mentre i soccorritori scavavano a mani nude per cercare di trovare superstiti e molte persone si organizzavano per aiutare, ho visto gente che hanno deciso che era il momento giusto per prendersela con gli immigrati, colpevoli di stare in alberghi di lusso (per altro è una bufala). Ho sentito dare la colpa di un disastro naturale alle unioni civili e all’utero in affitto (perché questo è chiaramente il primo terremoto mai avuto in Italia). Ho visto persone mandarsi a quel paese commentando un’iniziativa di beneficienza su un piatto di amatriciana: per alcuni un aiuto concreto e per altri uno sciacallaggio.
Nel frattempo c’è la faccenda di Daniela Martani, ex grande fratello e militante vegana, che pare abbia scritto che il terremoto che ha colpito la zona di Amatrice sia karma dovuto alla amatriciana, piatto di carne. Lei su Twitter nega: è stata hackerata. Molti pensano sia la solita scusa, ma lei ha delle email di facebook e degli screen che sembrano dimostrare che effettivamente abbia ragione. Nel dubbio comunque il linciaggio è già cominciato: ha perso del lavoro e sta ricevendo da ore minacce di morte.
Nel momento in cui sto scrivendo il terremoto ha fatto 247 vittime. Molti ancora i dispersi. Passano le ore ed è sempre più difficile sperare. Ciò di cui avremmo bisogno adesso è del meglio dell’umanità: delle persone in coda a donare il sangue, dei soccorritori instancabili che diventano eroi senza volerlo, delle persone che si stanno organizzando per aiutare.
Non voglio minacce di morte, non voglio sentire di colpe inesistenti, non voglio fare dibattiti inutili. Non vorrei neanche scrivere questo post. Restiamo in silenzio. Per una volta. Facciamo silenzio. Rispettiamo il dolore delle vittime e delle loro famiglie. Stiamo in silenzio in modo da ascoltare gli appelli, capire di cosa c’è bisogno, stiamo in silenzio mentre cerchiamo, ognuno a suo modo, di aiutare.
Si può star zitti. Si deve farlo.