Il mio post sul sessismo nella pubblicità ha avviato una bella discussione al bar tra me e i miei due colleghi. Hanno sollevato dei punti interessanti, anche se non mi hanno trovato d’accordo. Una delle loro obbiezioni è che bisognerebbe insegnare ai bambini che ciò che vedono non è reale o che c’è differenza tra giusto e sbagliato e che la pubblicità non fa eccezione. E’ un discorso sensato, ma bisogna considerare che la pubblicità è ovunque ed è diventata sempre più insistente, molto di più di quando eravamo piccoli noi e che è impossibile da controllare, soprattutto in un mondo in cui i genitori spesso lavorano in due e non hanno tempo di fronteggiare il continuo bombardamento pubblicitario che è addosso ai figli. C’è poi da considerare che la pubblicità fa breccia anche nella mente degli adulti, perché lavora con il subconscio.
Un’altra cosa che mi è stata fatta notare è che la pubblicità ha sempre venduto sesso. Ed è vero, alcuni ads che ho usato per dimostrare la mia teoria erano “d’annata”, ma anche in questo caso c’è stato un cambiamento notevole negli anni. Le immagini sono diventate più esplicite, più provocatorie… a volte sembra di non riuscire a capire se ci troviamo di fronte ad una pubblicità o ad un porno (“brava, Giovanna, brava”). Al tempo stesso, come ho già scritto, l’educazione sessuale è sparita. Infatti adesso stiamo raccogliendo i frutti di questi comportamenti: primo rapporto sessuale a 14 anni, sempre più minorenni incinta (Stati Uniti e Gran Bretagna in particolare hanno dei dati record), nuovi contagi HIV in maniera quasi esclusiva tra gli eterosessuali (e le donne eterosessuali rischiano il contagio tre volte di più degli uomini).
La pubblicità comunque non è il solo media che ha problemi con il sessismo e oggi è giunto il momento di parlare del cinema.
Il Cinema e la prospettiva maschile
- Sono 4 i film che dal 1960 ad oggi hanno vinto l’Oscar e che hanno una protagonista donna e una prospettiva femminile (4 film su 51 in altre parole)
- Kathryn Bigelow è stata la prima e, finora unica, donna a vincere un oscar come miglior regista. Nel 2009.
- Sono 4 in totale le donne registe che sono state nominate per l’Oscar in 84 anni di Accademy (Lina Wertmuller, Jane Campion, Sofia Coppola e Kathryn Bigelow)
- La scorsa settimana al cinema multisala di Genova c’erano due film con una protagonista femminile, “The Help” e “Underworld il risveglio“, dodici quelli con un protagonista maschile. E’ comunque un dato positivo. Adesso siamo 14 a zero.
- Solo il 16% di protagonisti di film sono donne, ma questo dato sta velocemente cambiando di nuovo. Dal 2010 infatti il numero di protagoniste donne sta scendendo ancora.
Per capire se un film ha prospettiva maschile o femminile, bisogna farsi alcune semplici domande. Chi passa il maggior tempo sullo schermo? Da che prospettiva vediamo le scene? Su chi poggia la storia? Con chi ci stiamo identificando?
Nei fllm non solo mancano donne che siano protagoniste, ma mancano ruoli e storie per le donne che siano di qualità e di rilievo. I film che hanno vinto gli Oscar negli ultimi 51 anni sono certamente ottimi film, il problema è che mancano storie di donne altrettanto importanti.
I film che hanno prospettiva maschile quindi non sono solo di più ma sono anche più celebrati sia dagli ascolti che dalla critica.
Ma d’altra parte è impossibile stupirsi di questa situazione visto che, pochi giorni fa, è uscito un articolo del Los Angeles Times in cui finalmente ci veniva presentata per la prima volta l’Academy: i votanti dell’academy hanno 62 anni d’età media, sono per il 94% bianchi e uomini per il 77%.
Quest’anno il 98% dei film candidati agli Oscar sono stati diretti da uomini, l’84% dei film candidati agli Oscar sono scritti da uomini e il 70% dei film candidati agli Oscar hanno un uomo come protagonista.
Il problema di base a questa triste realtà è il seguente: c’è la credenza che le donne guardino un film se ha prospettiva maschile, ma che gli uomini non guardino un film che ha prospettiva femminile e gli studios vogliono attirare gli uomini al cinema.
E’ importante specificare che quando parliamo di donne protagoniste nei film, stiamo parlando di un certo tipo di donne. Come avevo già scritto nel mio post sulla pubblicità, la donna ha una sola rappresentazione, parliamo sempre infatti di donne giovani, magre e bianche. Anche nel cinema le donne di colore non trovano spazio.
E’ emblematica in questo senso la figura di Rita Hayworth, nata come Margarita Carmen Cansino. Per lavorare ad Hollywood la Hayworth dovette cambiare tutto di sé stessa per avere successo, sotto stesso consiglio della Columbia Pictures che la giudicava troppo latina (era di origini spagnola). Margarita Cansino si sottopose ad elettrolisi (epilazione tramite diatermia) per modificare la struttura dei suoi capelli, si schiarì la pelle, si sottopose a diversi interventi chirurgici per modificare la forma del suo viso e infine si tinse i capelli e diventò Rita Hayworth.
Nonostante tutto, questo non è sempre stato così. C’è stato un tempo diverso. Durante gli anni 90 le donne protagoniste nei film erano il 30%, poco meno della metà della percentuale odierna. Non solo, c’era anche una rappresentazione di donne di colore (un piccolo 1% che non è tanto, ma meglio del nulla cosmico di adesso). Tutto questo adesso è sparito. Ci sono sempre meno donne protagoniste, non ci sono più protagoniste di colore, sono rimasti solo gli uomini, uomini bianchi. Qui sotto potete trovare un grafico che mostra la situazione alla Paramount Pictures che rispecchia fedelmente la situazione generale di Hollywood.
I Chick-Flick
La maggior parte delle donne nei film si ritrova in quel filone di film chiamato “Chick-Flick“. Chick-Flick è un termine denigratorio che sta ad indicare quei tipi di film destinati ad un pubblico femminile e solitamente si tratta di film molto, molto romantici. Avete presente Nicholas Sparks? Ecco. Adesso i Chick-Flick sono film che sono diventati inguardabili e aiutano solo a rafforzare gli stereotipi.
La donna nei chick-flick è…
- La capa stronza e arcigna che ha sacrificato tutto per il successo (Meryl Streep, “Il diavolo veste Prada“)
- La capa stronza e arcigna che ha sacrificato tutto per il successo, ma in realtà cerca solo un uomo per cambiare (Sandra Bullock, “The proposal“)
- La stronza in carriera che però cambia per amore del suo uomo (Kate Hudson, “How to lose a guy in 10 days“)
- Quella che è una finta cozza, ma in realtà è una figa pazzesca, ma fa innamorare l’uomo per com’è dentro (Rachel Leigh Cook, “She’s all that“).
- Quella che è interpretata da Katherine Heigl (Katherine Heigl, “The Ugly Truth“. Katherine Heigl, “27 dresses“. Katherine Heigl, “New Year’s Eve“. Katherine Heigl, “Life as we know it“)
Le storyline tipiche nei chick-flick sono…
- Loro si odiano per quasi tutto il film, poi alla fine scoprono di amarsi alla follia (Kathrine Heigl & Josh Duhamel, “Life as we Know it”)
- I due stanno insieme per scommessa, ma alla fine scoprono di amarsi veramente (Kate Hudson & Matthew McConaugh, “How to lose a guy in 10 days”)
- Qualcuno fa finta di essere ciò che non è per poi scoprire che è meglio essere sé stessi (troppi da elencare)
- Alla fine lei crepa ma il suo sacrificio ha cambiato in meglio l’uomo del film (Winona Ryder, “Autumn in New York“. Charlize Theron, “Sweet November“. Mandy Moore, “A walk to remember“).
Anche in questo caso, c’è stato un tempo diverso. I Chick-flick non sono sempre stati così, diciamo che è un genere che è andato rapidamente a peggiorare. Non c’è paragone infatti tra “Harry ti presento Sally“, un vero e proprio classico, e “La verità è che non gli piaci abbastanza“. Il genere Chick-Flick è sia “Thelma & Louise” sia “Twilight” e il primo è un film femminista, mentre il secondo è un film incredibilmente sessista.
Ovviamente come al solito guardare Chick-Flick non è un problema, il vero problema in questo caso è che la rappresentazione delle donne si esaurisce sostanzialmente ai Chick-Flick e sembra non ci sia altro.
A me piacciono le commedie romantiche, ne avrò viste migliaia, so citare a memoria il poema finale di “10 cose che odio di te”, ma è difficile che riesca a trovare qualcosa che mi intrighi negli ultimi tempi. A 15 anni ho guardato “Save the last dance“, un chick-flick per adolescenti, ma quel film parlava della storia di Sarah, della perdita di sua madre, del suo sogno di andare alla Julliard, non era semplicemente la storia d’amore tra Derek e Sarah. Adesso sempre che l’unica cosa che conti davvero per le donne è l’amore, trovare l’uomo giusto, il principe azzurro che le salvi. Oltre a questo? Il nulla.
Action Movie e Donne: mission (im)possible?
Qualcuno potrebbe dire che non è vero che ci sono solo Chick-Flick, perché ci sono un sacco di film di azione che hanno una protagonista donna. Il recente Sucker Punch ne è un esempio, Kate Backinsale nella saga di Underworld è un altro buon esempio, Kill Bill ha un cast quasi esclusivamente formato da donne e di quelle che spaccano i culi e poi ovviamente, se si parla di Action Movie e di ruoli femminili, non si può non citare Angelina Jolie, regina incontrastata del genere dai tempi di Tomb Raider.
Vi dirò, quando si tratta di Action Movie con protagoniste donne io aspetto sempre un attimo prima di smettere di bruciare i reggiseni.
Sucker Punch è l’esempio perfetto di quello che voglio dire.
La protagonista, interpretata da Emily Browning, si chiama “Baby Doll” che potremmo tradurre come “bambolina”. Non è molto incoraggiante.
I suoi lunghi capelli biondi sono legati in due codini laterali. Dubbi, grossissimi dubbi.
Nel film indossa una divisa alla marinaretta stile giapponese con una gonna molto corta e un top che le lascia l’ombelico scoperto: non è esattamente un abbigliamento comodo per combattere.
Sucker Punch non è un film che fa vedere donne forti che combattono. Le protagoniste del film sono create, pensando ad un pubblico maschile: si tratta di donne che sono infatilizzate (i codini, la divisa alla marinaretta) e sessualizzate (“bambolina”, la divisa è comunque modificata in modo da essere sexy).
Ovviamente non tutti i film di azione sono fatti alla maniera di Sucker Punch e Quentin Tarantino è uno che le donne le scrive bene e Kill Bill dimostra chiaramente questa mia affermazione e ci sono state molte donne che sono state fantastiche in ruoli action: Sigourney Weaver in Aliens, Linda Hamilton in Terminator II, Demi Moore in Soldato Jane, Deavon Aoki in Sin City e la già citata Angelina Jolie in Tomb Raider. Ma cos’hanno in comune queste donne? Che si tratta di film datati, faccio fatica a trovare esempi recenti.
Anche la stessa Angelina Jolie che non ha mai smesso di fare film di azione, oggi non è più credibile. Il motivo? La sua eccessiva magrezza. C’è una grossa differenza tra la Angelina Jolie di Tomb Raider (magra ma muscolosa) e l’Angelina Jolie di Salt. Non sto criticando il fatto che sia magra, sia chiaro, ognuno ha una propria struttura fisica, ma sinceramente una donna così magra è credibile quando prende a pugni qualcuno?
Non si salvano neanche i film per bambini
Sono una grande estimatrice dei prodotti Disney. Sono cresciuta con le videocassette della Disney. Ma nonostante questo è giusto ricordare alcuni dati. Cominciamo dicendo che anche i film di animazione hanno subito la stessa sorte dei film per adulti: le protagoniste sono sparite, rimangono solo protagonisti maschi.
- Solo il 15% dei film di animazione usciti dal 2000 ad oggi hanno protagoniste femminili
- Ci sono stati degli anni in cui semplicemente non ci sono stati film d’animazione con protagoniste femmine: 2001, 2005,2006,2007,2008
- Solo nel 2009 ci sono stati più film di animazione con protagoniste invece che protagonisti (tre film d’animazione totali: due a uno)
- Dal 2000 ad oggi ci sono stati 6 film di animazione con ragazze su 32, questi film sono: Chicken Run, Lilo & Stich, Mucche alla riscossa, Mostri vs Alieni, La principessa e il ranocchio, Rapunzel.
- Questi dati non sembrano voler cambiare nell’immediato futuro. Nel 2012 uscirà Brave, unico film che ha come protagonista una ragazza (e il primo in assoluto della Pixar). I film di animazione previsti tra il 2012 e il 2013 con protagonisti maschi saranno 13
Per darvi una prospettiva diversa di questi dati, ecco a voi un’immagine che riassume ciò che ho appena scritto. In rosso “Protagonisti maschili”, in blu “Protagoniste femminili” dal 2000 al 2010.
Ma se torniamo indietro nel tempo e ci occupiamo delle storie classiche Disney, ci sono altri tipi di problemi. Cenerentola e Biancaneve, le prime principesse Disney, erano adatte all’epoca in cui sono state create, ma sarebbe tempo che queste due andassero in pensione. Come facciamo a considerarle protagoniste della loro storia, se non fanno niente? Non si ribellano alla loro situazione e a salvarle è sempre il principe.
Belle di “La bella e la Bestia” è un’altra principessa su cui si deve spendere qualche parola, perché viene considerata, a torto, una principessa semi-femminista. Il fatto che le piaccia leggere e che all’inizio del film dica che vuole vivere avventure non serve a niente, se alla fine finisce esattamente come tutte le altre principesse. Tra l’altro, dove molte mie amiche vedono una grande storia d’amore, io vedo un grosso cartellone luminoso con scritto “Sindrome di Stoccolma“.
Non dirò niente su Ariel, perché questo post è già abbastanza lungo e potrei andare avanti per chilometri su quanto questo film sia inguardabile. E tra l’altro ho visto “La Sirenetta” quando avevo 4 anni e ho ancora il terrore di Ursula, quindi preferisco non rivivere certi traumi infantili. Rimangono fuori da questa lista di infamia solo due principesse e cioè Pocahontas e Mulan, ma solo se evitate i sequel.
Sabato sera in televisione ho visto per la prima volta Matilda. Il film di Matilda è ispirato dal libro con lo stesso nome di Roald Dahl. Matilda è una bambina a cui piace leggere e imparare, è molto intelligente e ci viene mostrata come una bambina forte di carattere e che non si abbatte davanti alle difficoltà, nonostante tutto ciò che le succede intorno. Le bambine di oggi avrebbero bisogno di Matilda, ma purtroppo adesso non esistono più questo genere di film.
Attori diversi e diversi trattamenti
Entro in un terreno minato, in questo caso, ma è qualcosa che ho notato spesso e che è importante per sottolineare quanto sia ingiusto il trattamento tra uomini e donne ad Hollywood e come questo trattamento diverso venga applicato anche fuori dal set.
Cominciamo con qualcosa di molto semplice, tanto per darvi un’idea dell’atmosfera che regna. Nel 2005, Brad Pitt e Jennifer Aniston si sono separati, dopo un minuto lui era già in giro ad adottare bambini con Angelina Jolie e questo ha dato adito ad alcune voci.
Il divorzio ha fatto bene a Jennifer Aniston, perché ha iniziato a fare film, per la maggior parte Chick-Flick, e questo l’ha portata ad essere molto richiesta e guadagnare molto, moltissimo. Inoltre, per non perdersi d’animo, si tiene in forma ed esce con alcuni degli uomini più fighi di Hollywood (l’ultimo dei quali è Justin Theroux). Io la invidio moltissimo, ma a i giornali di gossip non la pensano come me, per loro Jennifer Aniston è una triste donna senza figli che sta sempre a pensare a Brad Pitt.
Nel frattempo George Clooney fa la stessa identica vita di Jennifer Aniston e nessuno ha mai detto un accidente, certo, c’è stato qualche rumors sulla sua sessualità, ma poca roba in confronto a quello che ha subito Jennifer Aniston negli ultimi 7 anni. Apparentemente una donna senza figli è inutile, anche se ha successo.
E ovviamente quando si parla della situazione Aniston/Pitt/Jolie, tutti hanno delle opinioni su Angelina, tutti hanno delle opinioni su Jennifer e alla fine il fedigrafo, Brad, ne esce pulito, perché c’è sempre questa cosa di mettere contro le donne.
Certo, in questo caso si parla di puro gossip, ma c’è di più. Qui le cose si fanno delicate. Cercherò di non fare commenti e di esporre i fatti. Poi voi potete pensare ciò che volete, ma ciò che vi sto per raccontare, a mia modesta opinione, è una differenza di trattamento tra uomini e donne.
Nel 2001 Winona Ryder fu arrestata per aver taccheggiato abiti e accessori di marca da Sacks. Oltre alla condanna inflittale dal giudice che prevedeva un programma di disintossicazione e di servizi sociali, la Ryder dovette mettere la sua carriera in pausa forzata, perché la sua immagine era ormai compromessa.
Sean Penn, che ha una carriera constellata di premi e di successi, è anche un essere umano terribile: sono state diverse le volte in cui ha aggredito paparazzi ed è di conoscenza comune che ha violentato e picchiato Madonna con una mazza da baseball nel 1987 e fu condannato per violenza domestica.
Roman Polanski ha ricevuto una standing ovation quando gli è stato assegnato l’oscar per il film “Il pianista”, anche se lui non era lì a poterlo ritirare, perché ha un ordine di cattura negli Stati Uniti: nel 1977 ha drogato, violentato e sodomizzato una ragazzina di tredici anni, Samantha Geimer (e non è stata la sua unica vittima) e ha poi deciso di scappare via per evitare il carcere. Da allora vive in Europa, in Francia. Samantha Geimer, la sua vittima, è stata più volte addittata di essere una seduttrice, di avere approfittato di lui, di sembrare più grande, di essere una puttana, etc etc. Lui ha ufficialmente dichiarato in un’intervista che “everyone want to fuck young girls”
Michael Fassbender, protagonista di Shame e nuovo grande idolo di ragazzine bimbominkia cresciute (perché ha un bel pene), ha ricevuto nel giugno 2009 una denuncia, poi ritirata, di abusi fisici contro la sua ex-ragazza, Sunawin Andrews. Nella denuncia si dichiara che Fassbender era ubriaco e che le ha tirato addosso una sedia rompendole il naso e le ha fatto scoppiare una ciste ovarica a suon di calci.
Mark Wahlberg invece è “semplicemente” un razzista. Quando aveva 15 anni tirava pietre ai ragazzi neri in gita scolastica. Un anno dopo ha preso a sprangate un uomo vietnamese facendogli perdere conoscenza e urlandogli contro:”Vietnam fucking shit”. Inoltre ha reso cieco da un occhio un altro ragazzo vietnamese. Per questi crimini ha scontato 45 giorni in riformatorio, poi ha intrapreso la carriera di modello e adesso è un attore famosissimo.
Se parliamo di musica il discorso non cambia… Janet Jacksons fu bandita dai grammy per il “nip-slip” al Super Bowl del 2004 e la sua carriera fu, volente o nolente, messa in pausa per quell’incidente. In compenso sono bastati due anni a reintegrare Chris Brown, quello che ha picchiato brutalmente Rihanna e della cui violenza abbiamo anche prova fotografica.
Il Becheld Test e le Conclusioni di questo post
Alison Bechdel è una fumettista americana lesbica, creatrice del striscia comica “Dykes to Watch Out For“. La serie a fumetti è cominciata nel 1983 ed è terminata nel 2008. Nella Strip “The Rule” del 1985, uno dei personaggi afferma di guardare film solo se soddisfano i seguenti requisiti:
- Ci sono almeno due donne nel film che hanno dei nomi
- Queste due donne devono parlare tra di loro
- Di qualcosa che non sia un uomo
Da una piccola vignetta umoristica, il Bechdel Test è diventato un vero e proprio misuratore di film, perché, incredibilmente, sono pochissimi i film che passano il test, nonostante i requisiti si possano considerare “il minimo indispensabile”. Tanto per darvi un’idea: sui nove film candidati agli Oscar quest’anno, solo due passano il Becheld Test (The Descendants e The Help).
Il Bechedel Test non è un misuratore di qualità e in realtà anche dei film di prospettiva femminile, come ad esempio Il Grinta, non riescono a passare il test, ma rimane comunque un buon metodo per sottolineare la profonda disparità dei sessi nei film hollywoodiani (e anche in quelli nostrani).
E’ indubbio che i problemi discussi nel mio post sulla pubblicità siano gli stessi che, in maniera diversa, si ripropongono anche nel cinema: dalla donna oggetto e perfetta alla donna che non ha potere di sè. A questo punto dovrei tirare le mie conclusioni e dirvi perché è importante avere donne nei film e perché è importante rappresentarle in maniera diversa fuori dai soliti stereotipi, ma non lo farò. Il cinema è infatti strettamente collegato al mondo delle televisione e ho bisogno di parlare anche di quel mondo per portervi dare un quadro completo della rappresentazione della donna, prima di potervi dare le mie conclusioni.
Ebbene sì, finiamo con un bel cliffhanger a questo giro!
Si ringraziano – FeministFrequency per le informazioni sugli Oscar e Jessica per le grafiche