Cari lettori, oggi sono qui per parlarvi della tanto nominata Web Tax. In questo post cercherò di spiegarvi al meglio, perché questa tassa che doveva colpire Google e gli altri colossi web, in realtà colpisce persone come me e web agency di piccole e medie proporzioni.
Come sapete da qualche tempo io lavoro con Partita IVA. Professionalmente sono SEO e ho parecchia esperienza come Community Manager ma, visto che collaboro con piccole realtà, spesso mi trovo ad occuparmi di web-marketing in toto (da qui la mia definizione “web-marketing factotum”), quindi anche di online advertising.
Non nutro molta simpatia per la pubblicità online, penso che lo abbiate capito ormai. Il troppo stroppia, me ne rendo conto benissimo, inoltre penso che sia una “bolla”, come avevo detto qualche tempo fa. Questo però non vuole dire che tutta la pubblicità sia inutile. Ci sono casi in cui Adwords diventa indispensabile e adesso, con il calo del reach dei post di Facebook, le inserzioni di Facebook sono diventate praticamente obbligate. Per cui ci sono volte in cui sono la prima a consigliare della campagne di online advertsing.
Come funziona la web tax?
Secondo questa proposta di legge chi vuole vendere pubblicità online in Italia dovrà avere partita Iva italiana. Inoltre, per migliore la tracciabilità delle spese, le pubblicità online si potranno “comprare” solo tramite bonifico bancario o postale. Che in sostanza significa che campagne Adwords e le campagne su Facebook al momento sono doppiamente fuorilegge. Sia ben chiaro, nomino Google e Facebook perché sono quelli che uso e che si usano di più, ma ovviamente questa legge non si limita solo a questi due.
Cosa significa per me la web tax?
Per chi si occupa di pubblicità online questa è pessima notizia, perché sostanzialmente questa legge al momento mi proibisce di offrire un servizio ai miei clienti, un servizio che comprende l’online advertsing e una consulenza, un servizio che i clienti pagano e che io fatturo. Al momento il mio cliente, grazie alle mie conoscenze, ha la possibilità di sfruttare al massimo la sua campagna di online advertsing, io guadagno sulla consulenza e lo stato incassa poi dalla mia fattura che comprende i soldi investiti sulla pubblicità e i soldi della mia consulenza. E’ una situazione in cui alla fine tutti vincono.
Per colpa di questa nuova web tax questo non potrà più accedere. Io sono impossibilitata a comprare da Google le pubblicità, perché Google non ha la partita iva italiana e quindi non posso fatturare, lasciando anche lo Stato all’asciutto.
Cosa significa la web tax per i miei clienti?
Google e Facebook non sono gli unici a vedere la pubblicità in Italia e ci sono diverse agenzie che si occupano di inserzioni pubblicitarie, ma il mio cliente non è interessato a farsi pubblicità su Repubblica.it, il cliente vuole essere su Google e Facebook, cosa che ha un senso, visto che sono i siti più utilizzati in Italia. Quindi una volta che io non posso fare pubblicità su Google e Facebook, cosa può fare il mio cliente? Ci sono solo due possibilità
- Il mio cliente si rivolge ad un’agenzia all’estero. Non serve andare lontano, basta arrivare in Ticino o a Nizza. Questo per il mio cliente significa un costo maggiore, perché i prezzi salgono al di fuori dell’Italia.
- Il mio cliente non ha la possibilità economica di rivolgersi ad un’agenzia estera e quindi rinuncia alla pubblicità, perdendo potenziali clienti che poteva raggiungere facilmente con un piccolo investimento
Qualsiasi strada il mio cliente scelga, lo Stato non prende assolutamente nulla, ma all’estero ci ringraziano sentitamente.
Cosa significa la web tax per Google e Facebook?
Assolutamente nulla. Google e Facebook hanno talmente potere che possono anche decidere di fregarsene totalmente del mercato italiano. Non è una grossa perdita per loro. In ogni caso questa legge è del tutto inapplicabile. Il problema non è nell’aprire la partita iva. La partita iva è la parte facile. Ma il pagamento in bonifico bancario o postale è una cosa che farebbe ridere, se non fosse che al momento la cosa è abbastanza tragica.
- Il pagamento tramite carta di credito è lo standard per Google e Facebook. Per accettare pagamenti in bonifici dovrebbero cambiare la loro stessa struttura.
- Il bello del pagamento con la carta di credito è la sua immediatezza. Posso tenere il pagamento controllato, posso aumentare o diminuire il mio budget, posso mettere la campagna in pausa e riprenderla quando voglio senza problemi. Con un bonifico bancario, che ci mette giorni ad essere registrato, non è possibile avere la stessa libertà di movimento, la stessa immediatezza nelle operazioni.
Cosa significa la web tax nel panorama italiano e europeo?
La prima proposta di web-tax tentava di colpire anche Amazon. Secondo la prima proposta infatti anche gli e-commerce dovevano avere la partita iva se volevano vendere in Italia. La nuova versione della web-tax comunque, per i motivi sopra elencati, non è che sia molto meglio. Ci stiamo proprio impegnando per fare una figura da cioccolatai. E’ chiaro che non sappiamo com’è fatto il web, non sappiamo utilizzarlo e invece di provare a superare la nostra ignoraranza, proviamo invece a farci sopra leggi assurde. Non è solo un problema di web-tax. Il nuovo regolamento dell’AGCOM per esempio è delirante.
E l’Europa? L’Europa boccia questa “roba”. Non solo l’Europa boccia la nostra web-tax, ma la stessa rischia di farci restare indietro.
C’è un problema, ne sono convinta. Non è giusto che colossi del web come Google, Facebook e Amazon stiano in sistemi fiscali favorevoli e che praticamente non paghino le tasse in Europa, ma non è questo il modo. Con questa web tax alla fine chi ci rimette non sono certo i grandi, ma i “piccoli” come me, le agenzie che hanno sede in Italia, quelli che pagano le tasse. E questo è ancora più ingiusto